In questo articolo cercheremo di dare una definizione a questo termine talvolta abusato e spesso fonte di fraintendimenti, in particolare per i neofiti. Inizio con il dire che ognuno tende ad avere una propria idea riguardo ciò che rientra o meno nella definizione, ma cercherò di dare una rappresentazione per quanto possibile univoca e unificante.

Generalmente il carico organico viene visto come l’insieme di tutte le sostanze inquinanti disciolte in acqua e che devono essere eliminate per mantenere la tanto sospirata oligotrofia. Questa prima definizione ha chiaramente una sfumatura negativa e spesso si sentono frasi come: riduci il mangime ai pesci così abbassi il carico organico. Tale concetto non è del tutto errato ma sicuramente riduttivo ed estremamente fuorviante, tuttavia ci fornisce una prima rudimentale definizione: il carico organico è rappresentato da tutte le sostanze che decomponendosi causano inquinamento dell’acqua.

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Analizziamo meglio il termine chiave, cioè “organico”: ciò che riguarda gli esseri viventi animali o vegetali, si contrappone a inorganico.

Questa seconda definizione risulta decisamente più calzante, ci permette di annoverare nella definizione di carico organico tutte le specie viventi che ospitiamo nelle nostre vasche, dalle alghe ai pesci, passando per i batteri e la microfauna. Un punto di vista decisamente più ampio: il carico organico è quindi costituito da tutti gli esseri viventi presenti in vasca che instaurano fra loro e con l’ambiente circostante profonde interazioni, assumendo e cedendo sostanze ed energia.

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Ora che abbiamo fatto chiarezza vorrei ribadire un concetto che sicuramente sarà già chiaro ai più: quando parliamo di aumentare o ridurre il carico organico stiamo parlando di variare le dinamiche della vasca, occorre prestare quindi la massima attenzione e considerare sempre le conseguenze di ciò che facciamo. La semplice aggiunta di un nuovo pesce in vasca porta inevitabilmente ad uno scompenso, dobbiamo essere in grado di valutare se il sistema acquario sarà in grado di reagire ad esso variando il proprio equilibrio. A tale proposito rimando agli articoli inerenti l’omeostasi e l’oligotrofia, che rappresentano la naturale prosecuzione di quanto appena espresso.

Per finire propongo una ulteriore spunto di riflessione. Abbiamo detto che la materia organica si contrappone a quella inorganica, cioè quella che non appartiene al regno degli animali e delle piante. Tale contrapposizione però è di natura esclusivamente semantica: citando Lavoisier “tutto si trasforma” la materia organica viene decomposta ad inorganica, e l’inorganica a sua volta fissata per tornare organica.

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