L’articolo di oggi è dedicato al fluoro e conclude la panoramica sugli alogeni, insieme a iodio e bromo. La concentrazione del fluoro nell’acqua marina naturale è di circa 1,3 mg/l ed anche nelle nostre vasche dovrebbe rimanere intorno a tale valore, con punte massime di 2 mg/l, valore oltre il quale si può andare incontro a seri danni ai coralli.

  fluoro

Il fluoro risulta molto utile ai coralli nel processo di calcificazione, infatti viene incluso nello scheletro sotto forma di sodio fluoruro e calcio fluoruro, molecole caratterizzate da una alta forza di legame e bassa solubilità. La concentrazione di fluoro nello scheletro corallino varia da un minimo del 2% fino a un massimo del 4%, sono valori molto modesti, tuttavia si è osservato che tanto maggiore è la quota di fluoro e tanto più lo scheletro risulta solido. Analisi microscopiche hanno evidenziato che gli atomi di fluoro agiscono come centri di calcificazione, attorno cui si dispongono in maniera ordinata i reticoli di carbonato di calcio, in maniera del tutto simile a quanto avviene per lo stronzio.

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In secondo luogo il fluoro ha una modesta attività a livello dei tessuti dei coralli, nei quali induce uno schiarimento, imputabile ad una perdita di zooxantelle, o meglio induce il corallo ad espellere parte delle proprie zooxantelle. Presumibilmente tale comportamento è da imputare al fatto che il fluoro risulta tossico per via del suo forte potenziale di ossidazione ed è in grado di inibire irreversibilmente gli enzimi coinvolti nelle reazioni iniziali della fotosintesi.

In considerazione dalla facilità con cui il fluoro ossida altre specie chimiche, appare chiaro che un’eccessiva concentrazione causa danni consistenti a tutti gli abitanti della vasca, in particolare presenta una spiccata attività batteriostatica, compromettendo l’equilibrio biologico dell’intero sistema.

Spesso si parla di utilizzare il fluoro al fine di migliorare le tonalità blu delle acropore, personalmente non ho mai notato alcun effetto in tal senso. Negli anni ho sperimentato dosaggi di fluoro sia con Zymafluor, un farmaco a base di sodio fluoruro, sia utilizzando un preparato a base di potassio fluoruro. L’unico effetto che ho potuto rilevare è stato appunto uno schiarimento generalizzato dei coralli verso tinte più tenui. Per questa ragione risulta molto utile se associato ad altri oligoelementi in grado di favorire la neosintesi di pigmenti protettivi: l’azione sinergica aiuta infatti il corallo a perdere le zooxantelle in eccesso e contemporaneamente induce la produzione di nuove cromoproteine.

Come già ribadito negli articoli riguardanti iodio e bromo, molti prodotti commerciali a base di fluoro contengono un mix bilanciato di questi tre elementi e risultano particolarmente efficaci nel migliorare le colorazioni delle acropore, ovviamente i risultati migliori si ottengono su vasche oligotrofiche.

Termino questo articolo con una mia personalissima osservazione: da appassionato di acropore di profondità, ho sempre ospitato diversi esemplari di questi splendidi coralli, in particolare acropore Suharsonoi e Caroliniana. Tali coralli sembrano essere particolarmente sensibili al fluoro, dosaggi anche minimi sono in grado di indurre un consistente schiarimento del tessuto e un aumento vertiginoso delle fluorescenze gialle e verdi sotto luce attinica. Ho imputato tale reazione al fatto che le acropore di profondità, prediligendo zone d’ombra, ospitano più zooxantelle nei loro tessuti.suharsonoi

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